domenica 21 novembre 2010

Convulsioni




Siamo alla convulsa fase finale del percorso del DDL Gelmini che si intreccia con uno scomposto passaggio della vita del governo Berlusconi dall’esito non predeterminato. È ormai evidente che, di questi tempi, tutto può essere usato per ricattare o per far suonare la fanfara della propaganda. Così il DDL è divenuto un oggetto il cui contenuto è poco conforme all’uso che se ne fa. Walter Tocci ci informa in una sua minuta dalla Commissione Cultura della Camera di come il testo del DDL sia stato epurato degli emendamenti “migliorativi” che la stessa maggioranza PDL-Lega aveva approvato, spogliandolo di tutte le voci che richiedevano un impegno di spesa e rendendolo così liscio da essere rapidamente approvato.
Questo ha spinto la FLC CGIL a prendere una posizione forte (finalmente!) che affianca quella della Rete29Aprile (ricercatori) e del neonato Compass (professori associati). Si chiede da più parti ed “a gran voce” di mobilitarsi contro il varo alla camera della legge, presidiando il parlamento e/o astenendosi dal fare lezione. Forse sarebbe il caso di pensare da subito ad un bello e sano sciopero da farsi durante la discussione in parlamento che vada oltre l’“indisponibilità” e di-mostri la nostra netta contrarietà alla lettera ed allo spirito del DDL.
Avremmo così modo di passare dalla protesta per reazione alla lotta per la conquista di una reale riforma del sistema universitario. A tal proposito, ho letto e condivido in buona parte il Manifesto per l’Università Italiana approvato dal Coordinamento Nazionale dei Professori Associati (CoNPAss) dove sono abbozzate alcune linee guida per una azione di concreta riforma. Su questi contenuti è il momento di confrontarsi e, se possibile, arrivare a unire le nostre forze ed idee a quelle di quanti oltre a reagire hanno ora il coraggio di agire. 

lunedì 8 novembre 2010

Nuove dal fronte



La notizia è questa: nasce il coordinamento nazionale dei professori associati (www.professoriassociati.it). Io ho sottoscritto il documento programmatico anche se non condivido tutti i punti esposti ma ho deciso di dare anche il mio contributo a far uscire dal torpore la nostra categoria. Quello che più mi piace è la messa in discussione degli attuali ruoli accademici con il rilancio della proposta del ruolo docente unico. Alcuni spunti interessanti ci sono anche negli emendamenti proposti alla camera (vedi qui). Mi appassiona molto meno la querelle fomentata da Capuzzo-Dolcetta (nostro rappresentante al CUN) ed altri che vorrebbe contrapporre alla richiesta di 9000 posti ad associato dedicati agli attuali ricercatori, quella di un’equivalente trattamento privilegiato per i professori associati. Quasi che tutti i problemi connessi alla riforma si potessero risolvere con una “ope legis” mascherata.

Condivido chi sta cercando di porre al centro dell’attenzione la necessità di certezze come:
- Certo il finanziamento ordinario per le università, la sua equiparazione a quelli della media europea, il criterio ed i tempi per la sua ripartizione (Le date dei DM di ripartizione dell'FFO dal 2004 ad oggi sono: 23 aprile 2004 n. 116, 24 maggio 2005 n. 139, 28 marzo 2006 n. 207, 8 maggio 2007 n. 246, 30 aprile 2008 n. 99, 23 settembre 2009 n. 45, … > 8 novembre 2010);
- Certa la valutazione dei meriti in ricerca, didattica e, aggiungerei io, assunzione di responsabilità di gestione;
- Certezza nella salvaguardia dell’autonomia dell’università con il giusto contrappeso della valutazione ex-post;
- Certezza di una politica di sostegno al diritto allo studio in termini di risorse e di strutture.

A proposito di risorse, Marco Mobili su Il Sole 24 Ore del 6 novembre 2010 scrive “Già quantificate, invece, le somme da destinare all'Università: un miliardo da destinare al rifinanziamento, per almeno 700mila euro, del fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Le restanti risorse dovrebbero consentire il finanziamento, con almeno 50 milioni aggiuntivi, delle borse di studio per gli studenti fuori sede, nonché portare fondi freschi per la riforma dell'università ferma al palo nell'aula di Montecitorio.” Così la velina de ministro è riproposta dalle colonne del foglio di Confindustria. E magari qualcuno dirà che è uno spreco tutto quel danaro destinato a quegli ingrati senza vedere che è facile con una mano dare 5 quando con l’altra si è tolto 10. I sicuri tagli dal 2009 al 2012 sono di oltre un miliardo e 400 milioni, al lordo dell’inflazione. Il resto, mi verrebbe da dire, è “tutto chiacchiere e propaganda”.

lunedì 4 ottobre 2010

Non abbiamo l'età (Comunicazione di servizio)



In questi giorni il CIPUR ci fa scoprire una trappola nascosta fra le pieghe del DDL Gelmini (trovi il testo QUI) in discussione alla Camera (segui i lavori QUI). Infatti, il comma 8, punto c, dell’art. 25 prevede l’abrogazione del comma 17 dell’art. 1 della L. 230/05 che recitava:
“Per i professori ordinari e associati nominati secondo le disposizioni della presente legge il limite massimo di età per il collocamento a riposo è determinato al termine dell'anno accademico nel quale si è compiuto il settantesimo anno di età, ivi compreso il biennio di cui all'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, ed è abolito il collocamento fuori ruolo per limiti di età.”
Chi è intenzionato (o costretto, come nel mio caso, sic!) a prolungare la propria attività fino a 70 anni, deve comunicare l’opzione alla propria amministrazione secondo quanto prevede il comma 19 dell’articolo 1 della legge 230/05: “19. I professori, i ricercatori universitari e gli assistenti ordinari del ruolo ad esaurimento in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge conservano lo stato giuridico e il trattamento economico in godimento, ivi compreso l'assegno aggiuntivo di tempo pieno. I professori possono optare per il regime di cui al presente articolo e con salvaguardia dell'anzianità acquisita.”. Infatti, l’attuale normativa prevede si vada in pensione a 65 anni a meno di optare per il regime di cui all’abbrogando articolo.
Un fac-simile per la comunicazione dell’opzione è fornito (vedi QUI) dal sito del CIPUR. Altre notizie le trovate QUI.

venerdì 9 luglio 2010

Abbiamo mai giocato la partita?




Oggi ho ricevuto una delle solite mail allarmanti che si rincorrono negli ultimi tempi. L’allarme, ben intesi, non è sulla gravità dei fatti denunciati, quanto sulla beata atarassia della nostra categoria e dei sindacati del comparto! Molti sono stati delusi dalla nostra nazionale ai campionati in Sudafrica, ma almeno De Rossi e compagni hanno giocato tre partite.
Sconfortato vi ripropongo tutto.
Ringrazio Livio Cricelli, anche non conoscendolo!

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Cari Colleghi,
ieri sono stati votati in Commissione Bilancio gli emendamenti relativi al blocco degli scatti. Sono stati approvati gli emendamenti che salvano magistrati e forze dell’ordine. Nell’articolo che blocca gli scatti sono rimasti solo professori, ricercatori universitari e diplomatici. Quest’ultima categoria ha minacciato ieri lo sciopero e magari riuscirà a salvarsi!  A mio modesto parere, la sconfitta per i docenti universitari è davvero grave ed è la dimostrazione che ormai la nostra categoria non ha alcun peso politico. Probabilmente ciò è dovuto anche alla autoreferenzialità dei docenti universitari che non si sono accorti del cambiamento dell’opinione pubblica che ormai ci percepisce come “socialmente inutili”. Penso, infine, che a partire da oggi sia finito il tempo del volontariato nel sistema universitario, che non ci viene riconosciuto né dal punto di vista economico né da quello morale. Ciascuno di noi dovrebbe attenersi scrupolosamente ai propri doveri di ufficio fissati dalla legge, astenendosi da compiti aggiuntivi gratuiti non dovuti.
Il senatore Valditara ha provato a fare un ultimo salvataggio in extremis della nostra categoria presentando un subemendamento (9.400/3) all’emendamento salva magistrati. Questo subemendamento è stato ovviamente bocciato. E’ paradossale la motivazione addotta dal relatore della legge che osserva “che le disposizioni sui professori e sui ricercatori universitari potranno più propriamente essere affrontate nell'ambito del riordino del comparto” (Legge GELMINI!!). La discussione sul subemendamento è riportata di seguito.
Un caro saluto. 

Livio Cricelli

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Emendamento

9.4000/3
All'emendamento 9.4000, al comma 22-bis, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Per i professori e ricercatori universitari non si applicano le disposizioni previste dal comma 21 del presente articolo».
        Conseguentemente, alla copertura degli oneri, si provvede, per l'anno 2010, mediante corrispondente riduzione del fondo di riserva per le spese impreviste, per gli anni 2011 e 2012, mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, come integrato dall'articolo 55, comma 6, del presente decreto-legge e, a decorrere dal 2013, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni a decorrere dall'anno 2012 dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012 nell'ambito del programma «fondi di riserva e speciali» della missione «fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2010 allo scopo utilizzando, fino a concorrenza degli oneri, gli stanziamenti di tutte le rubriche.
        Sono corrispondentemente ridotti, fino all'importo massimo del 2%, tutti gli stanziamenti di parte corrente della tabella C allegata alla legge n. 191 del 2009 con esclusione degli stanziamenti destinati alla ricerca, all'istruzione e alla sicurezza pubblica.
        Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

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Discussione

Su proposta del presidente relatore AZZOLLINI, la Commissione passa all'esame dell'emendamento 9.4000 (pubblicato nella seduta pomeridiana di ieri) e dei relativi subemendamenti (pubblicati in allegato al presente resoconto).

Il senatore MORANDO (PD), pur riconoscendo il carattere compensativo delle misure introdotte, rileva criticamente che ancora una volta le norme di carattere generale poste alla base dei risparmi di spesa vengono intaccate in modo tale da renderne difficile la valutazione degli effetti nel medio lungo periodo. Nel precisare che il suo Gruppo avrebbe scelto modalità diverse per ottenere risparmi, ritiene incoerente stabilire singole modifiche all'impianto generale del testo governativo per favorire specifiche categorie, come infatti accade con la proposta emendativa in questione. Stigmatizza dunque la violazione dell'articolo 17 della legge di contabilità, sottolineando che nel lungo periodo il testo originario avrebbe garantito risparmi più consistenti di quelli ottenibili dall'emendamento 9.4000.

Il senatore SAIA (PdL) ritira il subemendamento 9.4000/2, preannunciandone la trasformazione in un ordine del giorno.

Il senatore VALDITARA (PdL) illustra il subemendamento 9.4000/3, segnalando che nella riforma dell'università, ispirata al principio del merito, si confermano le disposizioni del decreto-legge n. 180 del 2008 circa il carattere premiale e non automatico degli scatti retributivi per professori e ricercatori. Evidenzia infatti che questi ultimi rappresentano l'unica categoria del pubblico impiego per la quale gli aumenti retributivi sono legati ai risultati raggiunti in termini di didattica e ricerca. Dopo aver manifestato preoccupazione per i danni derivanti dalla eliminazione degli scatti stipendiali disposta dalla manovra, fa presente che i professori e i ricercatori sono penalizzati in misura maggiore rispetto ai magistrati, per i quali gli incrementi della retribuzione risultano solo sospesi. La cancellazione degli aumenti stipendiali, sottolinea, determina del resto solo esigui risparmi di spesa e introduce una ingiustificata discriminazione a danni di un comparto interessato da importanti riforme nella logica del merito.

I senatori BALDASSARRI (PdL),  BONFRISCO (PdL) e POLI BORTONE (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-IS-MRE) aggiungono la propria firma al subemendamento 9.4000/3.

Il senatore GIARETTA (PD), pur segnalando che il subemendamento 9.4000/3 non risulta propriamente ammissibile in quanto non riferito direttamente all'emendamento del Presidente relatore, conviene sul rilievo del tema trattato, rimarcando l'esigenza di compiere riforme radicali per conseguire effettivi risparmi di spesa, altrimenti si registreranno continui tentativi per individuare le categorie da escludere di volta in volta dalle misure di razionalizzazione.

Il presidente relatore AZZOLLINI fa presente anzitutto di aver ritenuto ammissibili anche proposte emendative di dubbia attinenza onde favorire una discussione su tematiche assai rilevanti.
Esprime dunque un parere contrario su tutti i subemendamenti presentati, mentre invita a ritirare il 9.4000/3, altrimenti il parere sarebbe comunque contrario. A tale ultimo riferimento osserva infatti che le disposizioni sui professori e sui ricercatori universitari potranno più propriamente essere affrontate nell'ambito del riordino del comparto.

Il senatore BALDASSARRI (PdL) giudica non convincenti le argomentazioni del Presidente relatore, rilevando che lo stesso blocco degli aumenti stipendiali legati al merito, disposto dal decreto-legge n. 78, avrebbe potuto essere rinviato alle opportune sedi di merito.

Il sottosegretario VIALE manifesta un avviso conforme a quello del Presidente relatore.

Con separate e successive votazioni, la Commissione respinge i subemendamenti 9.4000/1, 9.4000/2 e 9.4000/3 mentre approva l'emendamento 9.4000.

martedì 29 giugno 2010

Finalmente qualcuno fa i conti



Ci vuole il genio matematico di un giornalista del Sole 24 Ore (leggi qui e, soprattutto, qui) per fare il rendiconto di quale parte del maltolto il nostro Ministro Tremonti, moderno Robin Hood, riesca a recuperare dalla infida schiatta degli Universitari.

Un'abile mossa con cui il nostro valoroso toglie tanto più, tanto minore è il salario, colpendo con maggiore veemenza i ricercatori, così, alla cieca, che non si può perdere tempo a discutere!
Qualche manipolo di questi mugugna (leggi qui e qui) ma finirà per subire il furto personale ... ops, il sequestro... dopo quello collettivo che lo stesso indomito Ministro portò a termine nel lontano 2008 sotto lo stendardo della 133.

A completare ecco due belle notizie: altri tagli nascosti alle universitàtaglio della tredicesima. Olé!

giovedì 24 giugno 2010

CHE FARE PER USCIRE DALL’EMPASSE?



IL RETTORE

Il Magnifico Rettore sta incontrando le componenti dell’Ateneo, esponendo con dovizia di particolari lo stato finanziario della nostra Università e le nuove criticità determinate dai tagli economici. Ha recentemente incontrato anche la nostra Facoltà di SMFN. Al termine della sua esposizione, dopo aver descritto i modi in cui ha direttamente manifestato il suo dissenso rispetto ai tagli economici che l’Università italiana sta subendo, ha rivolto un appello accorato a non lasciare che le pur giuste rivendicazioni portino a creare un danno al nostro Ateneo.
Nel farlo, c’era un neppur tanto velato riferimento ai ricercatori che, aderendo ad una mobilitazione nazionale, stanno mettendo in atto una legittima (nelle forme e nei contenuti) forma di protesta ed a quanti, fra professori ordinari ed associati, altrettanto legittimamente si stanno dimostrando indisponibili ad assumere l’onere dei corsi rimasti in questo modo scoperti.

QUESTIONI PER SMFN

Naturalmente, nessuno, in ogni ordine e grado della struttura accademica, si può sottrarre alle proprie responsabilità ed è certamente nostra responsabilità dare un futuro migliore all’UniCal.  In questo senso, l’appello del Rettore non può rimanere inascoltato. Allo stesso tempo però ci chiediamo se:
·      “garantire” tout court l’offerta didattica che la nostra Facoltà ha presentato nell’approvare l’ “offerta formativa” è veramente fare del nostro meglio?
·      si salvaguardano i valori di qualità e completezza a cui dovremmo tendere se si opera per mantenere lo status-quo? O si tratta piuttosto di  un mero artifizio che stiamo per mettere in atto acriticamente per salvaguardare la quantità piuttosto che la qualità dei Corsi di Laurea?
·      Non rischiamo, come si è già detto, di fare un favore al Ministro Tremonti ed a chi come lui pensa che si possa tranquillamente ridurre l’investimento in ricerca e formazione dimostrando che, nonostante i tagli senza raziocinio, l’Università in generale e la nostra in particolare va comunque avanti senza eccessivi problemi?

PROPOSTE

Riteniamo che si possa tracciare e percorrere una strada per uscire da questa situazione senza creare un’artificiosa contrapposizione fra le inesistenti categorie degli “eroi/salvatori” ed i “menefreghisti corporativi”, che qualcuno vorrebbe proporre.
Ecco allora qualche semplice e schematica proposta:
·      Affrontiamo in maniera scrupolosa la conta della reale disponibilità ad erogare didattica da parte dei docenti e dei ricercatori, senza dare troppo per scontato come si sta facendo in questi giorni, con un atteggiamento volutamente superficiale (120 ore per ordinari ed associati e 60 ore per i ricercatori).
·      Quantifichiamo il numero di ore che si possono erogare sulla base del residuo stanziamento per contratti e supplenze.
·      Confrontiamo questi dati con quanto necessario per far fronte all’offerta didattica qualificata dell’intera Facoltà. Se ci fosse, come crediamo (purtroppo nessuno ha mai fornito alcun dato complessivo utile a riguardo), una grande discrasia fra quanto vorremmo e quanto possiamo realmente offrire, procediamo allora ad una aperta e costruttiva discussione su come ristrutturare la didattica di Facoltà preservandone qualità e completezza. Come principio dovremmo partire dalla garanzia che i Corsi di Laurea Triennali che forniscono le competenze di base più solide, quali i corsi tradizionali di Matematica, Fisica, Chimica, Scienze Naturali, Biologia, e similia vengano garantiti in priorità. Più profonda sarà la nostra capacità di riconoscere gli errori sulle valutazioni di sostenibilità fatti nell’aprire Corsi di Laurea “professionalizzanti” destinati ad avere qualità sempre minore, maggiore potrà essere la nostra capacità di auto-riforma dell’offerta didattica.  Rifiutiamo quindi finalmente la logica dequalificante della “professionalizzazione” durante il triennio di base, che è la vera stortura ereditata dalle ultime riforme. Rimandiamo le specializzazioni alle Lauree Magistrali, che potranno pescare su studenti con una più solida preparazione scientifica di base e saranno quindi più consapevoli delle proprie possibilità.
·      A valle di questa discussione, ci potremo dare delle regole compartecipate e condivise in modo da riportare nei limiti di quantità e qualità opportuni la cosiddetta Offerta Formativa, anche senza chiudere nessun corso di laurea. La modalità per attuare tale ristrutturazione è duplice:
o   Immatricoliamo 0 (dicesi zero) studenti per il prossimo Anno Accademico nei Corsi di Laurea non sostenibili ovvero sostenuti finora solo grazie ad un massiccio ricorso a contratti di insegnamento e supplenze – gli effetti benefici di tale operazione una tantum dureranno cinque anni; i corsi in questione non sarebbero chiusi e negli anni successivi, una volta ridiscussi criticamente, potrebbero anche essere riavviati.
o   Procediamo, per aree culturalmente contigue, ad una verifica delle possibilità di mutazione/ accorpamento dei corsi già programmati anche, se opportuno, lasciando due esercitatori per un singolo docente.
o   Utilizziamo il monte di ore “supplenze e contratti” per arricchire l’offerta dei corsi di laurea attivi, soprattutto fornendo ai ricercatori precari la possibilità di trasferire direttamente le loro conoscenze nei corsi di laurea specialistica e nelle scuole di dottorato e garantendo quindi una robusta attività di formazione ad ogni studente.
La diminuzione dell’impegno richiesto e non più sostenibile sui corsi professionalizzanti andrà a beneficio della diversificazione dei percorsi formativi di base, rafforzando la nostra migliore tradizione di qualità. Otterremmo così un altro effetto non secondario: manterremmo fede all’impegno sulle reali possibilità di crescita, impegno preso con i nostri studenti nell’atto della loro immatricolazione.
A questo possiamo aggiungere forme concrete di lotta, affiancando ed aderendo alla lotta condotta dai ricercatori di ruolo e dai ricercatori precari. In questa direzione potremmo:
·      far conoscere attraverso un comunicato in tutte le occasioni ufficiali (lauree, convegni, interviste, incontri, …) i motivi della protesta contro gli incoscienti tagli a ricerca e didattica e la nostra coscienziosa risposta;
·      far sapere ai potenziali futuri studenti che la nostra offerta mira ancora di più all’alta qualità, anche se appare oggi potenzialmente mutilata dai tagli operati dal Governo Nazionale e dalla mancanza di sostegno da parte della Regione Calabria;
·      richiamare la Regione Calabria alle proprie responsabilità nei confronti delle Università calabresi;
Avremmo così modo di fornire un segnale chiaro anche all’esterno. Potremmo così dire che la Facoltà di SMFN:
·      Protesta fermamente contro i tagli economici operati in maniera insensata dal Ministro Tremonti ed avallati dall’operato della Ministra Gelmini
·      Non accetta di essere descritta come “laurificio” di bassa qualità dimostrando la gelosa salvaguardia della qualità dei propri corsi
·      Fa tesoro della propria capacità critica ed autocritica per migliorare il servizio offerto chiedendo che lo Stato, la Regione e le altre Istituzioni investano su tale impegno
·      Si dimostra disponibile a riconsiderare le dolorose decisioni di non ammissione ad alcuni corsi di laurea, se le condizioni di finanziamento ordinario cambiassero

CORAGGIO

Sono scelte coraggiose? Ci sembrano scelte dovute, che garantiscono in prospettiva una crescita complessiva della qualità, che verrebbe solo rafforzata dall’auspicato rientro delle risorse oggi sottratte all’attività degli Atenei italiani.
Il processo proposto richiede però di entrare nel merito della qualità della didattica che eroghiamo. E’ questa la vera scelta coraggiosa: ammettere che un processo di auto-valutazione e ristrutturazione profonda della didattica offerta sia oggi realmente necessario e non possa limitarsi a operazioni di facciata.
Ripartiamo dalle competenze di base per riaffermare e rafforzare la nostra base culturale.

Lello Agostino, Riccardo Barberi

domenica 14 febbraio 2010

Parla come mangi


Capita raramente di poter intervenire nella vita collettiva dell'UniCal come in occasione del rinnovo dell'appalto per i servizi di ristorazione e bar. Non è poca cosa: a parte il budget milionario (al momento i pasti erogati sono 850.000 l'anno ed ognuno costa 6 euro, fate i conti!) e la notevole ricaduta sulla qualità complessiva della vita al campus, si ha in un colpo solo la possibilità di mettere mano alla nostra educazione al gusto, alla salute, ai meccanismi del consumo ed al rapporto con il territorio.
Finora l’appalto “Mensa” è stato affidato su criteri generici di qualità e convenienza economica. Ma molta strada è stata fatta dall’assegnazione dell’ultimo appalto, soprattutto nella consapevolezza del rapporto del cibo con la nostra salute, con l’economia e l’ambiente (vedi qui e qui). C’è anche una legge dello stato, la n. 488 del 23/12/1999, che all’articolo 59 prescrive alle istituzioni pubbliche di prevedere “nelle diete giornaliere l'utilizzazione di prodotti biologici, tipici e tradizionali nonché di quelli a denominazione protetta.”
Per non venir meno al nostro dovere, dobbiamo quindi puntare a:
-       Favorire un'alimentazione sana ed equilibrata ricorrendo ai prodotti di un'agricoltura rispettosa dell'ambiente e della salute. Seguendo l’esempio di molte Università (vedi qui), Scuole (vedi qui) ed Enti Pubblici (vedi qui), l’UniCal non deve solo introdurre derrate biologiche, bensì rivedere i menù, favorendo una dieta mediterranea che tenga in considerazione la stagionalità delle produzioni in rapporto alla cultura ed agli usi locali.
-       Favorire i mercati locali e stagionali. Vi sono molte ragioni per stabilire uno stretto legame con le produzioni locali: si incentiva la produzione di qualità (vedi qui e qui) sottraendola allo sfruttamento degli uomini (vedi Rosarno e non solo) e delle terre; si abbattono gli altissimi costi ambientali prodotti dal trasporto delle derrate alimentari; si garantisce la possibilità di approvvigionarsi di prodotti stagionali maturati sulla pianta e non trattati o conservati a lungo.
-       Promuovere la riscoperta cosciente dell'agricoltura da parte dei cittadini, con forme di consumo consapevole dei prodotti alimentari, nell’ambito di percorsi educativi finalizzati all’autotutela della salute.
-       Riscoprire le ricette locali. Se l’alimentazione è figlia della storia di ogni popolazione, si deve pretendere che, con il rispetto della nostra tradizione alimentare, la ristorazione offra a noi ed ai nostri ospiti l’occasione di ri-scoprire i gusti legati al nostro territorio.
-       Promuovere azioni di risparmio energetico. L’erogazione dei servizi di ristorazione, data la concentrazione del consumo energetico (elettricità, acqua calda, refrigerazione), offre un’opportunità unica per intervenire sulla riduzione dei consumi energetici del campus. Si può partire dal fatto che, banalmente, i tetti dei locali mensa sono ideali per ospitare pannelli per la cattura della radiazione solare (fotovoltaici e termici) e passare alla riduzione drastica degli sprechi di acqua.
-       Migliorare la gestione dei rifiuti. La sola raccolta differenziata, per quanto da perfezionare, non basta. I rifiuti vanno gestiti dall’origine (dagli acquisti) fino alla loro raccolta innanzitutto riducendone la quantità: diminuire gli imballaggi; eliminare le bottiglie di plastica e le lattine per acqua e bibite; non adoperare stoviglie usa-e-getta non riciclabili; adottare un piano per facilitare la raccolta differenziata dei rifiuti.
-       Non sprecare alimenti. Esistono molte associazioni che si occupano della raccolta delle eccedenze della ristorazione collettiva e della loro ri-distribuzione ad enti che si occupano di assistenza e di aiuto ai poveri, agli emarginati e, in generale, a tutte le persone in stato di bisogno. Perché non contribuire?
Sono azioni da tradurre in un capitolato per il servizio con un occhio alla qualità e l’altro al prezzo del pasto per gli studenti e i dipendenti… senza diventare strabici. In effetti, molte azioni descritte potrebbero far diminuire il costo del pasto! Costa meno un erogatore di acqua refrigerata e microfiltrata che milioni di bottiglie di plastica, gli impianti ad energia rinnovabile abbattono i costi energetici, ridurre i rifiuti riduce le spese per la loro gestione, molti prodotti locali si possono ottenere a prezzi veramente competitivi.
In conclusione, migliorare la qualità si può.

lunedì 11 gennaio 2010

Ritorno al Futuro .. in Ricerca

Ho scoperto che esiste su Facebook un gruppo di raccolta di informazioni sugli esiti del bando FIRB "Futuro in Ricerca". La rabbia e delusione che traspare è enorme ed è ancora una volta la misura di quanto la situazione del precariato in ricerca sia esplosiva. E' molto interessante dare un'occhiata alle valutazioni dei progetti che molti ricercatori stanno mettendo a disposizione di tutti. La qualità, addirittura l'eccellenza, di molti progetti, è chiaramente dimostrata, così come è dimostrato come questo bando rappresenti ormai un'ennesima occasione mancata, una colossale presa in giro, a fronte di una disperata e qualificata dimostrazione di capacità di fare. A volte sono portato a pensare che distrugga di più una delusione collettiva di questa portata che la mancanza assoluta di possibilità di finanziamento.
In ogni caso vale la pena seguire quanto questo gruppo che definirei di autocoscienza riuscirà a far venire fuori.

Sullo stesso argomento, vi segnalo il commento di Giuliano Volpe, rettore dell'Università di Foggia, sui risultati della valutazione dei progetti FIRB "Futuro in Ricerca" che delinea una specie di conventio ad excludendum nei confronti degli atenei meridionali. Su quanto l'ipotesi dell'esistenza di un patto esplicito sia veritiera, è naturalmente difficile pronunciarsi.
In realtà, guardando i numeri, vi si può scorgere una traccia di qualcosa di più subdolo: nella valutazione della qualità di un progetto (avvenuta spesso in maniera monocratica!) ha pesato un pregiudizio diffuso basato sulla bassa cultura imperante piuttosto che su dati oggettivi.

Grazie per le segnalazioni a Peppe Liberti ed a Enrico Natalizio.
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