mercoledì 11 novembre 2009

Punti programmatici



Punti programmatici

Il Consiglio di Amministrazione che stiamo per rinnovare dovrà assumere una serie di importanti decisioni che, affiancandosi a quelle relative alla vita amministrativa del nostro Ateneo, contribuiranno a definire cosa sarà domani l’Università della Calabria. Il susseguirsi di note e documenti programmatici ministeriali, la mancanza di una trasparente discussione sugli assetti fondamentali dei prossimi interventi ed il rallentamento della macchina amministrativa complessiva del MIUR, ci pongono in una condizione di precarietà e disagio.
In questo momento, più che in altri, c’è necessità di attestarsi su alcuni punti strategici da trasformare in nuovi assetti facendo leva sulla nostra autonomia decisionale.
1)    Governance. In primo luogo, saremo coinvolti nella definizione dell’organizzazione del sistema che presiede al governo dell’Ateneo che passa sotto il nome di Governance. Questa profonda ristrutturazione potrà portare ad una reale evoluzione se permetterà di abbandonare le sclerotiche strutture stratificatesi nel passato e la moltiplicazione di centri decisionali sovrapposti. Inevitabilmente, le linee guida per un tale cambiamento, da attuare a partire da subito, sono:
a.     Semplificazione e razionalizzazione. Gli organi di governo centrali e decentrati potranno essere ridisegnati per ridurre fortemente la complessità dei processi decisionali all’interno dell’Ateneo. A tale esigenza si risponde, a partire dal basso, con una riorganizzazione complessiva che, superando le attuali forme (Facoltà, Corsi di Laurea, Dipartimenti e Centri), si fondi sulle Aree di aggregazione su base scientifica. Le forme di tali aggregazioni e il loro potere decisionale sulle attività di ricerca e didattiche, dovranno necessariamente nascere da un ampio dibattito all’interno dell’Ateneo. Di conseguenza, anche il vertice della struttura di governo sarebbe a questo punto semplificato.
b.     Trasparenza e responsabilità. La nuova organizzazione interna dovrebbe rendere più chiari i percorsi decisionali e le responsabilità. Si inserisce in questo quadro la discussione sul ruolo del “Nucleo di valutazione” e la possibilità di definizione chiara dei criteri analitici, Area per Area, su cui basare il suo operato. Proprio su questi è necessario aprire il più ampio confronto nella nostra categoria e, soprattutto, all’interno dell’Ateneo non tralasciando nessun ricercatore dai Professori Ordinari ai precari della ricerca e della didattica.
c.     Autonomia. Si può quindi cogliere questa occasione per ri-tradurre il principio di autonomia a partire dal centro e fino alle strutture periferiche. Il ruolo del Rettore e degli organismi centrali di gestione possono quindi essere bilanciati dalla giusta dose di autonomia delle Aree di aggregazione. L’obiettivo collaterale è che autonomia e semplificazione possano liberare delle risorse da dedicare a ricerca e didattica.
d.     Ricerca e didattica. Un profondo ripensamento dell’interconnessione fra didattica e ricerca è una necessaria conseguenza di quanto predetto. Si dovranno, infatti, disegnare le forme che dovrà assumere la trasmissione della conoscenza fondata sulla ricerca in vista del superamento delle attuali Facoltà fornendo al tempo una spinta verso una fertile interdisciplinarietà. Questo intervento radicale non può essere lasciato come una delega in bianco alla commissione ristretta di otto persone prevista dalle note ministeriali sulla Governance ma dovrà coinvolgere quanti nell’Università si occupano di ricerca e didattica ed hanno voglia di contribuire.
e.     Confronto con gli altri atenei. Il nostro percorso dovrà comunque essere armonicamente inserito nel contesto italiano ed europeo. Dovremo quindi partecipare attivamente al dibattito nazionale sulle nuove forme di governo ed organizzative senza arroccarci o, al contrario, adeguarci a dictat calati dall’alto.
2)    Allocazione delle risorse. Nel navigare a vista in tempi di sostanziali tagli indiscriminati all’Università, grande attenzione deve essere dedicata alla gestione delle risorse provenienti dal Fondo di Finanziamento Ordinario. Anche in questo caso, vi è la necessità di mettere in pratica il principio di trasparenza sulla base di criteri condivisi. Bisogna quindi stabilire:
a.     I criteri di ripartizione su valutazione del contributo alla produzione scientifica e didattica.
b.     I giusti pesi in modo da non penalizzare la ricerca di base di qualità.
c.     Un criterio per la crescita armonica fra strutture per la ricerca e per la didattica.
d.     Un metodo operativo per la razionalizzazione della spesa corrente a partire dall’energia.
e.     Un percorso per la riduzione della precarietà e la razionalizzazione degli investimenti in assegni di ricerca e contratti di insegnamento adottando al loro posto, per esempio, l’assunzione a tempo determinato di ricercatori.
3)    Rilancio del “Campus” UniCal. Il nostro Ateneo, sin dalla sua nascita, ha avuto una forte spinta propulsiva nel suo carattere di struttura integrata di didattica, ricerca e attività sociali e di accoglienza. Questa sua prerogativa è da valorizzare e rinforzare se vogliamo affermarci come punto d’attrazione per ricerca e didattica sul piano nazionale ed internazionale. Bisogna quindi trovare i mezzi per ampliare e qualificare maggiormente l’offerta di una struttura ricettiva per gli studenti, i dottorandi e tutti i ricercatori che la nostra Università riuscirà ad attrarre. La crescita delle strutture per l’accoglienza deve necessariamente accompagnarsi ad un aumento della qualità della vita nel nostro campus in cui i servizi a sostegno dei lavoratori e degli studenti crescano per qualità e quantità.
4)    Rinnovare, rafforzare e rilanciare il rapporto con la Regione Calabria e gli altri enti locali.  Il rapporto costruito fra l’UniCal, attraverso il Liaison Office, e la Regione Calabria sull’Accordo di Programma Quadro nell’ambito dell’intervento PON/POR dimostra come si possa operare in questo ambito in maniera strutturata facendo emergere notevoli capacità progettuali. E’ quindi necessario dotarsi di strumenti operativi sempre più incisivi per aumentare il coinvolgimento del nostro Ateneo nello stimolo e nello sviluppo di azioni di scambio con le istituzioni presenti sul territorio. Non bisogna, inoltre, perdere di vista la necessità di un forte coordinamento con le altre Università regionali in modo da far prevalere azioni verso un sistema universitario regionale integrato su quelle di duplicazione e sovrapposizione dell’offerta formativa.
5)    Risorse aggiuntive. Il rafforzamento degli strumenti per supportare la progettualità in collaborazione con l’esterno (istituzionale, accademico e produttivo) è anche di primaria importanza nel reperimento di risorse aggiuntive.
6)    Responsabilità condivise. Si osserva il rinvigorirsi di una tendenza elitaria nella gestione dei processi decisionali nell’Università arrivando, per esempio, a prevedere commissioni di soli docenti ordinari per il reclutamento dei ricercatori. Vi è, invece, la necessità di rivedere i meccanismi per la rappresentanza e l’assunzione di responsabilità di governo degli organismi, riequilibrando fra le componenti l’accesso a tali ruoli.
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