domenica 20 marzo 2011

Presidio gattopardesco



Una contraddizione è molto evidente nel documento dei Presidi dell'UniCal del 14 marzo: si auspica che il processo di ri-aggregazione parta dal basso come "frutto di una convergenza tra aree, settori, studiosi, generata dal confronto autonomo tra questi" e che "occorrerà impedire che si formino aggregazioni dipartimentali prive di chiare giustificazioni culturali e/o didattiche" mentre poco sopra se ne detta il numero, 10, senza dare altra spiegazione. Due affermazioni non conciliabili: o si vuole che ci sia un processo nobile di riaggregazione sulla base di progetti culturali e didattici o si impone un risultato. Con un po' di pazienza, lasciando il tempo necessario a che il processo appena iniziato dia i suoi frutti, si potrà arrivare al giusto numero. Fra 10, numero aureo indicato dai presidi con astrattezza dirigista, e 24, numero teorico massimo di strutture attualmente attivabili, c'è un ampio margine. Voglio intendere anche i numeri che la commissione ha fornito, 12 dipartimenti con un numero medio di 70 e minimo di 60 afferenti, come una indicazione di massima, di indirizzo, quasi a seguire quello che sta avvenendo nell'ateneo.
In ogni caso, mi pare si debba il dovuto rispetto al lavoro che in questi giorni sta impegnando molti di noi proprio per mettere a fuoco quali siano le possibili sintesi fra le esigenze di didattica e ricerca che possano dar luogo ai nuovi dipartimenti. A tal proposito, nessuno si deve sentire escluso, una delega data in questi giorni equivale a fornire ad altri la possibilità di indirizzare il proprio futuro. L'area Fisica, per esempio, ha aperto un dibattito interno e deliberato di dare vita ad un tavolo di confronto pubblico che attraverso riunioni aperte tenti di trovare le possibili convergenze su una riaggregazione.
Infine, non dimentichiamo la libertà dei singoli: ognuno di noi ha scelto la propria afferenza ad un (vecchio) dipartimento all'atto della "presa di servizio" mentre l'afferenza alle (vecchie) facoltà era già determinata. Qualsiasi ipotesi di mappa dipartimentale dovrà essere portata al vaglio delle decisioni dei singoli in questa fase di transizione. Naturalmente, regole diverse determineranno le afferenze quando il tutto andrà a regime ma in questo frangente nessuno si può arrogare il diritto di decidere quale sia il nuovo dipartimento (e quindi la struttura culturale, disciplinare, didattica ed, in ultima analisi, umana) a cui ognuno di noi DOVRA' afferire.

Vorrei mettere in luce un altro punto debole del documento. Nelle battute conclusive si afferma che è "necessario che tutte le unità scientifico-didattiche di base siano rappresentate (all’interno del Senato Accademico) dai loro direttori, con voto pesato e una premialità vincolata al numero di docenti e di ricercatori che vi afferiranno (…) ". Questa premialità al quadrato favorirebbe l'affermarsi di poche grandi strutture (ex-facoltà), magari suddivise in sezioni autonome (ex-dipartimenti). Che sia questo il vero intento dei gattopardi nostrani?

Passatemi una polemica molto meno sobria di quella che hanno visto la luce nella pagina facebook Unical2020: sono molto curioso di leggere i verbali dei lavori della Commissione per la revisione dello Statuto. Ad ora (20/3 ore 18, a 4 giorni dall'ultima seduta e ben 13 dalla prima) siamo costretti a commentare sui commenti ed a lavorare sui sentito dire. Il mio sentimento è che sarò a breve indisponibile ad accettare le lentezze  mascherate da un "Disponibile a breve" nelle pagine dedicate ai documenti che dovrebbero essere immediato oggetto di discussione.
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