Siamo alla convulsa fase finale del percorso del DDL Gelmini che si intreccia con uno scomposto passaggio della vita del governo Berlusconi dall’esito non predeterminato. È ormai evidente che, di questi tempi, tutto può essere usato per ricattare o per far suonare la fanfara della propaganda. Così il DDL è divenuto un oggetto il cui contenuto è poco conforme all’uso che se ne fa. Walter Tocci ci informa in una sua minuta dalla Commissione Cultura della Camera di come il testo del DDL sia stato epurato degli emendamenti “migliorativi” che la stessa maggioranza PDL-Lega aveva approvato, spogliandolo di tutte le voci che richiedevano un impegno di spesa e rendendolo così liscio da essere rapidamente approvato.
Questo ha spinto la FLC CGIL a prendere una posizione forte (finalmente!) che affianca quella della Rete29Aprile (ricercatori) e del neonato Compass (professori associati). Si chiede da più parti ed “a gran voce” di mobilitarsi contro il varo alla camera della legge, presidiando il parlamento e/o astenendosi dal fare lezione. Forse sarebbe il caso di pensare da subito ad un bello e sano sciopero da farsi durante la discussione in parlamento che vada oltre l’“indisponibilità” e di-mostri la nostra netta contrarietà alla lettera ed allo spirito del DDL.
Avremmo così modo di passare dalla protesta per reazione alla lotta per la conquista di una reale riforma del sistema universitario. A tal proposito, ho letto e condivido in buona parte il Manifesto per l’Università Italiana approvato dal Coordinamento Nazionale dei Professori Associati (CoNPAss) dove sono abbozzate alcune linee guida per una azione di concreta riforma. Su questi contenuti è il momento di confrontarsi e, se possibile, arrivare a unire le nostre forze ed idee a quelle di quanti oltre a reagire hanno ora il coraggio di agire.