IL RETTORE
Il Magnifico Rettore sta incontrando le componenti dell’Ateneo, esponendo con dovizia di particolari lo stato finanziario della nostra Università e le nuove criticità determinate dai tagli economici. Ha recentemente incontrato anche la nostra Facoltà di SMFN. Al termine della sua esposizione, dopo aver descritto i modi in cui ha direttamente manifestato il suo dissenso rispetto ai tagli economici che l’Università italiana sta subendo, ha rivolto un appello accorato a non lasciare che le pur giuste rivendicazioni portino a creare un danno al nostro Ateneo.
Nel farlo, c’era un neppur tanto velato riferimento ai ricercatori che, aderendo ad una mobilitazione nazionale, stanno mettendo in atto una legittima (nelle forme e nei contenuti) forma di protesta ed a quanti, fra professori ordinari ed associati, altrettanto legittimamente si stanno dimostrando indisponibili ad assumere l’onere dei corsi rimasti in questo modo scoperti.
QUESTIONI PER SMFN
Naturalmente, nessuno, in ogni ordine e grado della struttura accademica, si può sottrarre alle proprie responsabilità ed è certamente nostra responsabilità dare un futuro migliore all’UniCal. In questo senso, l’appello del Rettore non può rimanere inascoltato. Allo stesso tempo però ci chiediamo se:
· “garantire” tout court l’offerta didattica che la nostra Facoltà ha presentato nell’approvare l’ “offerta formativa” è veramente fare del nostro meglio?
· si salvaguardano i valori di qualità e completezza a cui dovremmo tendere se si opera per mantenere lo status-quo? O si tratta piuttosto di un mero artifizio che stiamo per mettere in atto acriticamente per salvaguardare la quantità piuttosto che la qualità dei Corsi di Laurea?
· Non rischiamo, come si è già detto, di fare un favore al Ministro Tremonti ed a chi come lui pensa che si possa tranquillamente ridurre l’investimento in ricerca e formazione dimostrando che, nonostante i tagli senza raziocinio, l’Università in generale e la nostra in particolare va comunque avanti senza eccessivi problemi?
PROPOSTE
Riteniamo che si possa tracciare e percorrere una strada per uscire da questa situazione senza creare un’artificiosa contrapposizione fra le inesistenti categorie degli “eroi/salvatori” ed i “menefreghisti corporativi”, che qualcuno vorrebbe proporre.
Ecco allora qualche semplice e schematica proposta:
· Affrontiamo in maniera scrupolosa la conta della reale disponibilità ad erogare didattica da parte dei docenti e dei ricercatori, senza dare troppo per scontato come si sta facendo in questi giorni, con un atteggiamento volutamente superficiale (120 ore per ordinari ed associati e 60 ore per i ricercatori).
· Quantifichiamo il numero di ore che si possono erogare sulla base del residuo stanziamento per contratti e supplenze.
· Confrontiamo questi dati con quanto necessario per far fronte all’offerta didattica qualificata dell’intera Facoltà. Se ci fosse, come crediamo (purtroppo nessuno ha mai fornito alcun dato complessivo utile a riguardo), una grande discrasia fra quanto vorremmo e quanto possiamo realmente offrire, procediamo allora ad una aperta e costruttiva discussione su come ristrutturare la didattica di Facoltà preservandone qualità e completezza. Come principio dovremmo partire dalla garanzia che i Corsi di Laurea Triennali che forniscono le competenze di base più solide, quali i corsi tradizionali di Matematica, Fisica, Chimica, Scienze Naturali, Biologia, e similia vengano garantiti in priorità. Più profonda sarà la nostra capacità di riconoscere gli errori sulle valutazioni di sostenibilità fatti nell’aprire Corsi di Laurea “professionalizzanti” destinati ad avere qualità sempre minore, maggiore potrà essere la nostra capacità di auto-riforma dell’offerta didattica. Rifiutiamo quindi finalmente la logica dequalificante della “professionalizzazione” durante il triennio di base, che è la vera stortura ereditata dalle ultime riforme. Rimandiamo le specializzazioni alle Lauree Magistrali, che potranno pescare su studenti con una più solida preparazione scientifica di base e saranno quindi più consapevoli delle proprie possibilità.
· A valle di questa discussione, ci potremo dare delle regole compartecipate e condivise in modo da riportare nei limiti di quantità e qualità opportuni la cosiddetta Offerta Formativa, anche senza chiudere nessun corso di laurea. La modalità per attuare tale ristrutturazione è duplice:
o Immatricoliamo 0 (dicesi zero) studenti per il prossimo Anno Accademico nei Corsi di Laurea non sostenibili ovvero sostenuti finora solo grazie ad un massiccio ricorso a contratti di insegnamento e supplenze – gli effetti benefici di tale operazione una tantum dureranno cinque anni; i corsi in questione non sarebbero chiusi e negli anni successivi, una volta ridiscussi criticamente, potrebbero anche essere riavviati.
o Procediamo, per aree culturalmente contigue, ad una verifica delle possibilità di mutazione/ accorpamento dei corsi già programmati anche, se opportuno, lasciando due esercitatori per un singolo docente.
o Utilizziamo il monte di ore “supplenze e contratti” per arricchire l’offerta dei corsi di laurea attivi, soprattutto fornendo ai ricercatori precari la possibilità di trasferire direttamente le loro conoscenze nei corsi di laurea specialistica e nelle scuole di dottorato e garantendo quindi una robusta attività di formazione ad ogni studente.
La diminuzione dell’impegno richiesto e non più sostenibile sui corsi professionalizzanti andrà a beneficio della diversificazione dei percorsi formativi di base, rafforzando la nostra migliore tradizione di qualità. Otterremmo così un altro effetto non secondario: manterremmo fede all’impegno sulle reali possibilità di crescita, impegno preso con i nostri studenti nell’atto della loro immatricolazione.
A questo possiamo aggiungere forme concrete di lotta, affiancando ed aderendo alla lotta condotta dai ricercatori di ruolo e dai ricercatori precari. In questa direzione potremmo:
· far conoscere attraverso un comunicato in tutte le occasioni ufficiali (lauree, convegni, interviste, incontri, …) i motivi della protesta contro gli incoscienti tagli a ricerca e didattica e la nostra coscienziosa risposta;
· far sapere ai potenziali futuri studenti che la nostra offerta mira ancora di più all’alta qualità, anche se appare oggi potenzialmente mutilata dai tagli operati dal Governo Nazionale e dalla mancanza di sostegno da parte della Regione Calabria;
· richiamare la Regione Calabria alle proprie responsabilità nei confronti delle Università calabresi;
Avremmo così modo di fornire un segnale chiaro anche all’esterno. Potremmo così dire che la Facoltà di SMFN:
· Protesta fermamente contro i tagli economici operati in maniera insensata dal Ministro Tremonti ed avallati dall’operato della Ministra Gelmini
· Non accetta di essere descritta come “laurificio” di bassa qualità dimostrando la gelosa salvaguardia della qualità dei propri corsi
· Fa tesoro della propria capacità critica ed autocritica per migliorare il servizio offerto chiedendo che lo Stato, la Regione e le altre Istituzioni investano su tale impegno
· Si dimostra disponibile a riconsiderare le dolorose decisioni di non ammissione ad alcuni corsi di laurea, se le condizioni di finanziamento ordinario cambiassero
CORAGGIO
Sono scelte coraggiose? Ci sembrano scelte dovute, che garantiscono in prospettiva una crescita complessiva della qualità, che verrebbe solo rafforzata dall’auspicato rientro delle risorse oggi sottratte all’attività degli Atenei italiani.
Il processo proposto richiede però di entrare nel merito della qualità della didattica che eroghiamo. E’ questa la vera scelta coraggiosa: ammettere che un processo di auto-valutazione e ristrutturazione profonda della didattica offerta sia oggi realmente necessario e non possa limitarsi a operazioni di facciata.
Ripartiamo dalle competenze di base per riaffermare e rafforzare la nostra base culturale.
Lello Agostino, Riccardo Barberi
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